mercoledì 21 marzo 2012

Globalmafia, Manifesto per un'Internazionale Antimafia.

Ieri, presso l’Universita’ degli Studi di Bologna, Carlo Giuseppe Martini, professore di Storia
Contemporanea presso l’ateneo di Palermo, ha presentato il suo libro “Globalmafia, manifesto per un internazionale antimafia”, tenendo una conferenza per gli studenti bolognesi in cui ha sintetizzato le tappe fondamentali, dalla sua nascita ad oggi, di tutta l’evoluzione del fenomeno mafioso in Italia e all’estero. Il Professore ha tenuto a evidenziare il percorso di sviluppo del movimento mafioso all’estero, proponendo lo stesso modello rappresentato nel secolo scorso dall’Internazionale Socialista, la cui influenza ha determinato gli assetti politici del dopoguerra. Partendo dai movimenti contadini dei primi del 900, e ponendo particolare attenzione alle radici della cultura popolare siciliana, egli ha tracciato il percorso di maturazione dell’associazionismo mafioso, sino alla trattativa con lo Stato, il famoso “Papiello”, ed il compromesso pattuito sui benefici concessi dalla sospensione tacita del regime carcerario duro, previsto dall’art. 41 bis. Inevitabili i richiami alla stagione stragista degli anni ’90, gli assassinii di Falcone e Borsellino, includendo le possibili e mai confutate connessioni fra politica e mafia, da Andreotti a Dell’Utri.
Martini giunge al quadro complessivo attuale, in cui l’Economia esercita il ruolo di attore protagonista, sotto la direzione di un’entita’ che esula dall’immagine classica mafiosa, i cosiddetti colletti bianchi, che usa nuovi ed efficaci strumenti di persuasione, tali da costringere intere nazioni al “default” finanziario. Utilizza il modello “egemonico” gramsciano per fissare l’immagine di un potere contro cui nulla e’ possibile, se non una resistenza “partigiana” di nuovo millennio. L’incontro si conclude con una fitta serie di domande poste dagli astanti, in cui Martini appare per nulla avaro, tra cui l’ipotesi, non affatto da escludere, che l’alleanza tacita fra mafia e forze militari statunitensi, in occasione dello sbarco in Sicilia per la liberazione d’Italia abbia sancito le future e alternate collaborazioni reciproche con strutture di potere paramilitare (Gladio) e organizzazioni dell’intelligence internazionali, nell’intento paradossale di salvaguardare le sorti del paese da
possibili attacchi terroristici di matrice islamica. Una collaborazione intricata, in cui la partecipazione delle forze dell’ordine e’ piu’ volte emersa in occasione delle indagini svolte dalle varie procure. In attesa di una versione completa e definitiva del complesso intreccio di rapporti che ha caratterizzato lo sviluppo socioeconomico italiano del secolo scorso, il Prof. Martini cita una frase del Procuratore Ingroia, secondo cui l’Italia affonda i pilastri della propria esistenza, nel sangue versato da chi ha costantemente e fedelmente combattuto il fenomeno mafioso.
Bologna, 21 marzo 2012 h. 10.01 am. Mario R. Zampella











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