venerdì 2 dicembre 2011

Transparency International

La classifica internazionale sul tasso di corruzione di ogni paese elaborata da Transparency International, vede l’Italia al 69° posto, ormai sempre piu’ oggetto del degrado morale a cui ben il 66% del mondo soggiace. E la questione riemerge in tutta la sua portata, nella ricerca delle concause che determinano l’infedelta’ alle istituzioni, semplicisticamente individuate nei redditi inadeguati al sostegno del tenore di vita che il consumismo via via impone al mercato. La crisi mondiale sarebbe quindi in parte una conseguenza logica della scarsa attendibilita’ giuridica che i paesi corrotti dimostrano agli investitori internazionali, ma a veder le cose da un’altra angolazione, si potrebbe arguire che proprio nel momento di maggior bisogno, si manifesta la tendenza alla sfiducia nelle istituzioni con logica conseguente infedelta’. Non a caso Paul Krugman, nobel per l’economia, giorni or sono ha rammentato a coloro che accusano i manifestanti del movimento “Occupy” di scarsa serieta’, che molti serissimi personaggi, in recente passato, hanno garantito che la bolla immobiliare non esisteva. Che la crisi sia una mera simulazione computerizzata o un dato di fatto concreto, la realta’ quotidiana impone giri di vite che hanno memoria solo nel lontano dopoguerra, e cio’ non giustifica affatto l’incremento del fenomeno, dettato non solo da motivi economici. Concorrono infatti alla base della corruzione diversi fattori concomitanti, che vanno dai conflitti interni di potere fra fazioni politiche e militari, finanche religiose, sino alla condizione di indigenza esasperata che regna ormai in diverse nazioni mondiali. Quando lo Stato, quale entita’ rappresentativa di una nazione, ha scarso potere collante fra i suoi cittadini per l’esempio negativo dimostrato, ogni coscienza sociale e’ minata nella sua essenza, da cui nasce e cresce in progressione, la sfiducia e l’istinto imitativo di cio’ che viene esemplarmente e pubblicamente rappresentato. Il movimento “Occupy”, si’ nasce da una esasperazione economica che stringe il collo ai limiti del tollerabile, ma si oppone parallelamente all’equazione per cui ogni condizione di miseria porrebbe di fatto nell’illegalita’ diffusa chiunque la viva in prima persona. L'onesta' ha un prezzo, che si tratti di un costo morale o materiale, ed il suo peso e'troppo elevato, probabilmente imposto perche' nessuno sia esente dall'infezione capillare della corruzione.
Bologna, 02 dicembre 2011 h. 1.04 p.m. Mario R. Zampella










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