venerdì 18 febbraio 2011

Corporazioni e Giornalismo

Vivere in Italia, si sa, non e’ cosa facile, e per l’argomento di cui in trattazione, cito il libro di Gian Antonio Stella “La Casta“, che esemplarmente esplicita cio’ che di piu’ corrode le forze vitali di questo Paese, le corporazioni, vecchio baluardo delle categorie piu’ disparate, che trova conforto ed espressione nell’unita’ d’intenti e d’azione per l’organizzazione, la difesa, gli sviluppi, le sinergie, e quant’altro possa essere utile alla casta. Le corporazioni si affermano con l’avvento di Mussolini al potere, in prima istanza per la collaborazione reciproca, tesa alla crescita comune, successivamente come mezzo diretto per acuire le contrapposizioni e conseguentemente delegittimare gli interessi comuni.
E’ la legge del 31 dicembre del 1925 ad istituire l’Albo dei Giornalisti insieme alla figura del Direttore Responsabile, nella neonata dittatura fascista, che ha epurato ogni voce critica dalla stampa per asservirla agli interessi del regime. Da allora in poi le corporazioni si sono moltiplicate radunando in seno ai propri statuti migliaia di membri quasi alla stregua di massoni, oltretutto spremuti e bistrattati per l’unica finalita’ legittima, la sopravvivenza stessa della casta. E cosi’ a poco a poco, tutti contro tutti, si sa, per la difesa di interessi sacrosanti, senza badare al male comune prodotto dalla spietata competizione e dal progressivo calo del concetto meritocratico, per tutelare i soli vantaggi del proprio cortile (but not in my backyard).
Nel corso dell’ultimo ventennio, sparute proposte di demolizione dei castelli massonici eretti in nome della garanzia di professionalita’ e della trasparenza (ma di fatto carrozzoni politici con fini di lucro) hanno avuto esili attenzioni, al punto che le cose allo stato attuale rispecchiano i fondamenti di quella legge del 31 dicembre del 1925. Per logiche direttamente connesse ad ogni sistema evolutivo, le corporazioni non riguardano piu’ le sole associazioni ufficiali di categoria, esse hanno penetrato il tessuto della mentalita’ italiana, sicche’ la classe sociale piccola e medio borghese ha assunto lo stesso modello comportamentale rispecchiandosi e riproducendo le nicchie entro cui ogni individuo si
riconosce per diretta affinita’, vuoi per la moda, per la politica, per i gusti, per le aspirazioni, creando di fatto sorte di clans, che a volte sono insofferenti alla legalita’, come peraltro il grande Maestro insegna.
L’Italia intera e’ divenuta un tetro campo di battaglia, dove le uniche regole risiedono nel percorso spinoso obbligato per vedersi riconoscere diritti, non riconosciuti dallo Stato Democratico, ma dalla casta di riferimento, unica possibilita’ di affermazione del proprio se, a dispetto dell’art. 3 della Costituzione. Cosi’, in relazione al settore scelto, nulla osta se sei parte del branco con pregiato pedigree, viceversa tutto osta se ne sei fuori o se sei un adepto di scarsa rilevanza, ed in proporzione all’importanza del ruolo ed alla propria posizione, tutto e’ piu’ facile, difficile o persino impossibile.
L’Italia a macchia di leopardo e’ realta’ consolidata, dove aree piu’ o meno interessate dal fenomeno delle associazioni tacite si contrastano a vicenda ognuna per la propria rivalsa, e cosi’ si festeggera’ retoricamente l’unita’ mai raggiunta dal punto di vista della coscienza.
Tornando alla stampa, l’informazione costituisce forse il primo fondamento della democrazia, la libera stampa che emancipa il cittadino lo rende forte ai giochi di potere di cui e’ sempre vittima, gioca il ruolo essenziale nella sua pluralita’ d’espressione per rendere visibile a tutti ogni singolo tentativo di sovversione delle regole democratiche. Il conflitto di interessi di cui il Presidente del Consiglio e’ colpevole, riproduce esattamente l’azione epurativa varata della dittatura fascista che unifico’ le direzoni dei vari giornali, sopprimendo il dissenso, in una visione monotematica di stampo
assolutista. L’editto bulgaro per Enzo Biagi, l’insofferenza per la satira di Sabina Guzzanti e Daniele Luttazzi, il metodo (scientifico) Boffo, le telefonate urlate in diretta con minacce e diktat, i cani che si alternano alle testate del padrone, sono segnali di retrocessione intellettuale e politica di non poco conto. Se la magistratura sapra’ far valere i fondamenti costituzionali della Repubblica Italiana, si deve riconoscere che la politica ha fallito, svenduta al primo offerente per un piatto di lenticchie.
Fiumicino 18 febbraio 2011 h. 12.08 am. Mario R. Zampella












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